Introduzione
Una ricostruzione completa in S. Tommaso del tema della contemplazione e della vita contemplativa ad essa orientata sarebbe un lavoro molto ampio, se si volesse condurre con tutti i testi e seguire in tutti i suoi sviluppi. Ma si arriverebbe indubbiamente alla percezione di uno degli aspetti più intimi e significativi della personalità di S. Tommaso, fortemente contemplativa; della sua elaborazione teologica, geneticamente e formalmente collegata con il tema della contemplazione e della vita contemplativa; del suo metodo teologico di assunzione della ragione nella luce della fede, o di prolungamento della fede nella ragione: più generalmente , di della importanza della soprannatura sulla natura; per non dire poi della finalità ultima e della tendenza profonda della vita cristiana, e in particolare della vita religiosa che per l’Angelico rappresenta la contemplazione.
La personalità contemplativa di S. Tommaso
La personalità contemplativa di S. Tommaso è stata e continua a essere sottolineata. La traduzione rigorosamente scientifica della sacra dottrina – si osserva – non è per S. Tommaso una specie di disseccamento della contemplazione e della sua interiore esperienza, bensì la trasmissione tecnica di una contemplazione in atto. La costante testimonianza di biografi della sua intima e abituale comunione con Dio lo rivela in perfetta coerenza con il programma oggettivo della missione del teologo tracciato nel discorso inaugurale del suo magistero a Parigi: Contemplativo in modo ammirevole, lo definisce Guglielmo da Tocco, che al processo per la canonizzazione dichiara:” Tutta la sua vita fu o pregare e contemplare, o leggere, predicare e discutere, o scrivere o dettare”.
In S. Tommaso il lavoro tecnico si sviluppa, in una totale coerenza, nell’interno della contemplazione religiosa, per l’intelligenza del testo sacro, terra alimentatrice della teologia. La contemplazione è, in Tommaso d’Aquino, il principio e il fine della sua vita – del suo”stato “ di vita, secondo la sua espressione- come della sua teologia. Definendo la struttura e le leggi di questa vita contemplativa, sotto l’obbiettività impersonale della dottrina, S. Tommaso ci ha trasmesso il segreto della sua personalità, nella misura con cui ce ne avrebbe fatta la confidenza in “ confessioni” al modo di Agostino. E ce se ne accorge, nella discrezione di ciò che si può solo intravvedere ( pregio di una eccedenza controllata e scolastica, non di una mancanza), quando si abbia la pazienza di seguire l’opera dell’Angelico nelle sue sorgenti, oltre i quadri della sistemazione. Al termine di un prolungato contatto con la Summa teologica, per coglierne il metodo e le strutture, il Lafont afferma che essa” è un libro pieno di preghiera”. Al livello stesso dei testi scientifici, più specificamente scolastici chi è familiare con S. Tommaso avverte la contemplazione del Maestro. Nella loro sobrietà e nella loro apparente aridità, essi irradiano dalla limpida lucidità di un cuore purissimo che quasi vede Dio.
La contemplazione e la teologia di S. Tommaso
Questo spirito contemplativo di S. Tommaso è riconosciuto solidale e coerente col suo programma di teologo: dottrina della contemplazione e vita contemplativa sono implicate nella concezione e nella generazione della sacra dottrina. E l’Angelico ne ebbe subito chiara convinzione e teoria:
“ Dall’altezza della divina sapienza sono irrigate le menti dei dottori…dal loro ministero il lume della divina sapienza arriva fino alle menti degli ascoltatori.
Queste cose sono molto alte, che trascendono di molto la ragione umana, e riguardo a ciò viene detto: La sapienza è nascosta (Giobbe 28,21) e nei Salmi:Pose nelle tenebre il suo nascondiglio.
(Sal 17,12)Ma questo per mezzo dello Spirito Santo che scruta anche le profondità di Dio(1Cor 2,10), i sacri dottori trasmisero nel testo della Sacra Scrittura; e questi sono altissimi nei quali si dice che abiti la Sapienza…
In ragione dell’altezza di questa dottrina la sua dignità è richiesta nei dottori,che sono assimilati ai monti, quando è detto:I monti irrigano, e ciò per tre motivi. Primo per l’altezza dei monti. Sono infatti elevati da terra e vicini al cielo. Così, infatti, i dottori disprezzando le cose terrene bramano solo le cose celesti:La nostra conversazione è nei cieli( Fil 3,20), infatti dello stesso Dottore dei dottori, cioè di Cristo, si dice: Sarà elevato sopra i colli e accorreranno a lui tutte le genti (Is 2,2).
Secondo, per lo splendore. Per primi i monti sono illuminati dai raggi del sole. E allo stesso modo i sacri dottori ricevono per primi la luce delle menti. Così infatti , come i monti, i dottori per primi sono illuminati dai raggi della divina sapienza, similmente ai dottori viene data un’ anticipazione di cose eterne. Terzo, perché i monti sono una difesa,infatti i monti difendono la terra dai nemici. Così i dottori della Chiesa devono difendere la fede contro gli errori.
Pertanto tutti i dottori della Sacra Scrittura devono essere eccellenti per superiorità di vita, affinché siano idonei a predicare in modo efficace, perché, come dice Gregorio nella Pastorale:di chi si disprezza la vita, è inevitabile che si disprezzi la sua predicazione. Le parole dei saggi sono come gli sproni e i chiodi conficcati nel profondo. Infatti, il cuore non può essere spronato o trafitto nel timore di Dio, se non è conficcato nelle altezze.
Devono essere illuminati, affinché leggendo insegnino idoneamente: “ A me che sono l’infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo” (Ef 3,8-9).
Fortificati, affinché confutino gli errori con la discussione.
Appaiono da questo testo la natura della teologia secondo S. Tommaso: una derivazione e partecipazione della divina Sapienza; la missione del teologo: la trasmissione di questa Sapienza; e la condizione soggettiva adeguata al teologo stesso. La dignità, che è un’adesione, una contemplazione delle cose celesti: la conversazione nei cieli, per la quale sono possibili la partecipazione alle cose eterne e la illuminazione per l’insegnamento. E S. Tommaso vi sarà fedele: da questa impostazione del 1256, nel Principio, all’affermazione del 1266, quando incomincia la Somma teologica con la convinzione che la sacra dottrina è come un sigillo della divina scienza, nella cui contemplazione consiste il fine e la beatitudine dell’uomo, alla definizione del suo lavoro come “ dare agli altri il frutto delle cose contemplate”, derivante, quale dottrina e predicazione dalla pienezza della contemplazione, alla vigilia della morte, quando a Reginaldo che lo sollecitava a terminare la Somma Teologica, ripeteva: “Tutto ciò che ho scritto è paglia in confronto con quanto ho visto ed è stato a me rivelato”.
La più alta speculazione teologica è legata all’idea di una vita mistica, S. Tommaso identifica, nell’esercizio della virtù teologale della fede, dottrina sacra e vita contemplativa.
Dottrina della contemplazione e metodo teologico
La ricerca della dottrina della contemplazione e della vita contemplativa in S. Tommaso è infine singolarmente rivelatrice del metodo teologico di S. Tommaso, caratteristico per la sua inclusività e il suo senso del concreto; ossia l’Angelico immerso nella tradizione della contemplazione cristiana e insieme coi dati di attualità, spirituali e strumentali, del suo tempo: qui l’antropologia dell’interpretazione aristotelica da assumere nel mondo soprannaturale. La dottrina tradizionale, che egli fedelmente conserva, riceve da lui un più profondo, o almeno più espresso e tecnico livello di penetrazione e inserimento, e per questo aspetto un arricchimento maggiore.
Non sono naturalmente mancate le ricerche su questo tema della contemplazione e della vita contemplativa in S. Tommaso. Tuttavia esse potrebbero venire ancora riprese alla luce del metodo storico stimolato da P. Chenu, e ora in atto con buoni frutti, che consiste nel vedere disporsi la dottrina coi legami precedenti e contemporanei, in certo senso figlia del tempo, e non anzitutto un pezzo a sé da elaborare speculativamente. E’ il metodo che dimostra come l’Angelico non sia, neppure in questo campo un Melchisedec della teologia. Sempre più si constata, nota Jean Lecrercq –che non si possono leggere intelligentemente le opere teologiche del Dottore Comune senza conoscere le opere patristiche e spirituali del suo insegnamento. Poiché lui stesso attingeva, per quanto poteva,negli scritti dei Padri sia le ideasi il fervore, che permetteva al suo genio speculativo di approfittarne al massimo e lo vedremo in che modo da una testimonianza di Guglielmo da Tocco.
Da parte sua il domenicano P. Duval afferma che una certa familiarità con le pagine scritte dai monaci che non furono né grandi geni, né grandi santi, sarebbe giovevole allo studio degli articoli della Somma Teologica che trattano della contemplazione e della vita contemplativa. Vi si troverebbe quella linfa che le sentenze di S. Gregorio citate qua e là vogliono precisamente far intravedere . Impostato con questo criterio, secondo lo stesso Jean Leclercq, lo studio della contemplazione e della vita contemplativa in S. Tommaso presenta un interesse di particolare attualità, in quanto permetterebbe di aver un saggio di come, sull’esempio dell’Angelico che lavora in una tradizione patristica con le esigenze e la strumentazione scolastica, una tradizione cristiana in genere si possa ravvivare continuando con fedeltà e aprendosi alla contemporaneità.
La nostra ricerca
Raccolte queste testimonianze, precisiamo la nostra ricerca: essa si rivolge soltanto alla Somma Teologica, e con una ulteriore delimitazione.
Nella Somma Teologica noi possiamo notare: la maturità della dottrina, almeno nel senso che rappresenta l’insegnamento di S. Tommaso agli ultimi anni della sua attività teologica, l’atmosfera scientifica della sua posizione, in un contesto non immediatamente apologetico o polemico; l’impostazione dell’argomento in un “ ordo disciplinae”cioè in una sistemazione d’insieme determinata dal concetto proprio di scienza della “sacra dottrina”, che il Dottore Comune si faceva con larga possibilità di controllo e di intelligenza del suo procedimento nella elaborazione teologica.
D’altra parte, qui non conduciamo un’analisi in tutta la sua ampiezza nella Somma Teologica stessa. Essa domanderebbe più minutamente l’esame del vocabolario: contemplatio (e derivati), otium, vacatio, vacare, quies, ecc..; la precisazione del concetto nel contesto; l’individuazione delle fonti, il rilievo delle sintesi operate; l’incidenza della dottrina della contemplazione e della vit contemplativa nel movimento generale della Somma Teologica: determinazione della massima importanza, per la reciproca dipendenza e la stretta connessione di ogni singolo articolo –si può dire – che impongono di unire dopo aver distinto, co una necessità che sembra caratteristica della Somma di teologia di S. Tommaso.
In questa ricerca ci restringiamo allo studio delle questioni 179-182, di alcuni articoli delle questioni 183-184, e ancora delle questioni 186-188 della II-II, al fine di mettere in risalto il loro posto e significato nel piano della Somma Teologica; di comprendere i punti dottrinali più significativi, alla luce della tradizione; di coglierne le implicazioni, per concludere con alcuni problemi che essi pongono e con alcune critiche che sembra si debbano fare.
L’esperienza monastica di S. Tommaso a Montecassino.
Prima dell’esame delle questioni che ci interessano, c’è una circostanza sulla quale occorre richiamare l’attenzione ed è l’esperienza monastica di S. Tommaso d’Aquino a Montecassino, così che vi si potrebbe applicare quanto è scritto nella Lettura sopra Matteo 5,14”La vita prima della dottrina: la vita, infatti, conduce alla scienza della verità”. Si è avuta l’impressione che in qualche modo all’origine della personalità profondamente contemplativa e della teologia dell’Angelico si debbano collocar il soggiorno e l’atmosfera respirata dai cinque ai quattordici anni nel monasteri benedettino.
Dai cinque ai quattordici anni, osserva P. Hubert, nell’età in cui si forma il carattere e la psicologia, le intuizioni e la sensibilità profonda, nel tempo in cui l’uomo riceve influssi e abitudini definitive, per dieci anni, il figlio di Landolfo d’Aquino visse in quell’atmosfera , a quella scuola di pensiero, di preghiera e di vita escatologica. E’ secondo quello stile di vita religiosa che egli plasmò, con la grazia di Dio,in una vita contemplativa integrale , quell’anima profonda, supporto e luce della sua intelligenza unica. D’altra parte, è a tale scuola, ancora, come scuola di belle lettere, che S. Tommaso imparò a scrivere con quella perfezione e quel gusto che lo distinguono da tutti i suoi contemporanei e che fanno dello stile della Somma una materia inesauribile e finora quasi inesplorata di ricerche filologiche.
E’ certamente difficile riuscire a scoprire l‘eco degli anni di Montecassino nelle opere di S. Tommaso, delle letture fatte e del tipo di formazione ricevuta. Ci sembra di trovarla tuttavia, per esempio, negli opuscoli sulla vita religiosa, dove pure egli difende quell’ideale di religione mendicante che caratterizza la sua scelta rispetto all’ideale benedettino cui pareva destinato. Doveva ricordare quegli anni quando, contro Nicola di Liseux, nel Contro la dottrina di coloro che distolgono dalla vita religiosa, a una trentina d’anni dalla fine del suo soggiorno cassinese –dopo aver citato tra gli altri l’esempio di Mauro e Placido e dello stesso Benedetto, il quale “ essendo ancora fanciullo,disprezzando gli studi letterari, abbandonata al casa e i beni del padre, desiderando di piacere solo a Dio, cercò la santa conversazione, come dice Gregorio”, scriveva con fermezza:
” Non solo è lecito, ma anche molto utile per ottenere pienamente maggior grazia,da alcuni, abbandonata fin dalla fanciullezza la vita secolare, vivono nella solitudine della vita religiosa. Quelli che fin dall’adolescenza, si innalzano al di sopra di sé portando il giogo della religione, che consiste nello stare lontano dalle preoccupazioni mondane e nel silenzio lontano dal tumulto della folla, si rendono più idonei…..Quindi avviene, come dice Anselmo nel libro” Sulle similitudini”che sono simili agli angeli coloro che sono nutriti fin dalla fanciullezza in convento”.
E tra i motivi che l’Angelico porta per spiegare la predilezione di Gesù verso Giovanni, c’è, oltre al a causa della perspicacia del suo intelletto- i maestri infatti, amano i discepoli intelligenti,al a causa della purezza e mondezza, poiché era vergine, anche a causa della tenera età… Dio ama di un amore particolare coloro che lo servono fin dalla giovinezza.
Un altro fatto della vita di S. Tommaso, attestato da Guglielmo di Tocco e che può essere significativo per il nostro tema, è il suo contatto vivo con la tradizione monastica . “ Tutti giorni, scrive il suo biografo, per accendere la sua devozione leggeva una Conferenza di Cassiano, e ne dava questa ragione:-In questa lettura io raggiungo la devozione, grazie alla quale mi è iù facile sollevarmi alla speculazione-, così l’attaccamento a Dio si espande in devozione, e così l’intelletto sale verso cime più alte. Per Guglielmo di Tocco, quindi, e per S. Tommaso, l’intelligenza è un frutto della devozione. E’ bello che S. Tommaso abbia citato questa parola affectus, il cui significato è molto più ricco di quello del termine affetto che si trova in tutte le tappe della tradizione spirituale dell’Occidente, da Cassiano a S. Bernardo. Esso ci fa pensare che quando parla di speculazione, non intenda solamente un’attività della ragione, ma quello sguardo su Dio che questa parola indicava nella letteratura antica, dove traduce theoria che vuol dire anche sguardo contemplativo.
La contemplazione e la vita contemplativa nella “Regole di disciplina”
e nel piano della “Somma teologica”
La contemplazione termine del movimento cristiano
Ciò che caratterizza la dottrina della contemplazione e della vita contemplativa nella Somma Teologica di S. Tommaso è la sua disposizione secondo le regole di disciplina che egli assegna alla sacra dottrina e che si distingue per la sua rigorosa teo- logicità, riflessa a sua volta nella sistemazione o suddivisione in parti dell’opera stessa.
E’ noto che le regole e il piano della Somma Teologica sono sottoposti a un’analisi critica, in connessione con il problema generale della metodologia teologica.
La teo – logicità del piano della Somma Teologica ha i suoi pregi e i suoi limiti. Rileviamo qui la trama generale della Somma Teologica: Dio è il principio assoluto della realtà e quindi della storia nella sua integralità e originari età di strutture e di divenire, è il senso della Prima parte.
Dio, ossia la SS: Trinità, rappresenta conseguentemente il fine, come esemplare della stessa totale realtà in atto e movimento verso la beatitudine soprannaturale: è il senso della Seconda parte,che studia le condizioni concrete o integrali del movimento verso Dio, che di fatto è mediato da Cristo, per noi la via per tendere a Dio, è il contenuto della Terza parte.
Il quadro è così delineato dai testi introduttivi in cui sottolineiamo espressioni significative:
Perché la principale intenzione di questa sacra dottrina è trasmettere la conoscenza di Dio, e non solo secondo ciò che è in sé, ma anche secondo ciò che è il principio e il fine delle cose,e specialmente della creatura razionale…mirando all’esposizione di questa dottrina, per primo tratteremo di Dio; in secondo luogo del moto della creatura razionale verso Dio; per terzo di Cristo, che, essendo anche uomo, è per noi la via per tendere a Dio.
Poiché è detto che l’uomo è stato creato ad immagine di Dio, secondo ciò con la parola immagine si vuole indicare l’uomo fornito di intelletto e di libera volontà e capace di governarsi, poiché come è stato detto sul modello cioè su Dio, e da questo che derivano dal potere di Dio secondo il suo volere, resta da fare delle considerazioni “sulla sua immagine”, cioè sull’uomo, secondo ciò, anche lui è principio delle sue azioni, avendo quasi libera volontà e potere sui suoi atti.
E’ quanto è stato detto sopra sul movimento della creatura razionale verso Dio.
Ma precisamente a quale realtà beatificante tende l’uomo cristiano e la storia delle sue opere di cui è principio libero? Alla visione o contemplazione divina:”L’ultima e perfetta beatitudine non può essere altro che la visione della divina essenza”. (I-II 3,8).
La contemplazione escatologica è per S. Tommaso il punto di arrivo, o la causa finale, che muove e dà prospettiva a tutta la storia umana nelle sue concrete condizioni naturali e di grazia. E si tratta di contemplazione propriamente cristiana: non si fa fatica a esserne convinti e il P.Chenu l’ha ben illustrato, mostrando la contemplazione di S. Tommaso già quaggiù come contemplazione .. atto della vita teologale,ossia della vita divina partecipata in noi, secondo la triplice e unica potenza della fede, della speranza e della carità. Null’altro che l’esercizio proprio e concertato di queste tre energie divine, e ciò a dispetto della terminologia usata da S. Tommaso. Questa contemplazione matura un movimento evangelico, un organismo nel quale è entrata come legge d’azione la legge nuova, lo Spirito Santo,cuore della morale tomista e quindi del movimento della creatura razionale verso Dio, come appare appunto dalle questioni sulla legge nuova (vista in relazione organica con le virtù teologali e i doni dello Spirito Santo), fino a ieri così trascurate; lo Spirito Santo, innervando tutte le potenze umane, le riesprime rinnovate, come potenze di fede, di speranza e di carità teologali, le sviluppa sostenendole e orientandole coi suoi doni; giunge a toccare le stesse virtù morali e quindi a produrre i suoi frutti specifici nella vita cristiana, rendendo in qualche misura partecipi dello stato di beatitudine, quando già cominciano ad apparire le primizie dei frutti negli uomini santi (I-II,69,2).
E’ significativo, di là dall’apparenza che potrebbe lasciare il piano della Somma Teologica con la sua sistemazione disciplinarmente e pedagogicamente formulata, il dispiegamento di Spirito Santo che S. Tommaso mette in opera nel procedimento del movimento, tanto più profondo, quanto, superando un certo dualismo, egli ne fa raggiungere le più intime e lontane fibre dell’essere e dell’attività umana, salvandole e chiamandole nell’assunzione entro l’unico ordine che è quello cristiano. Questa affermazione particolarmente sintetica e significativa:
“ Ciascuno si muove al fine della beatitudine e si avvicina mediante le operazioni delle virtù e principalmente mediante le operazioni dei doni, se parliamo di beatitudine eterna, per la qual cosa la ragione non è sufficiente, ma ad essa ci conduce lo Spirito Santo, alla cui obbedienza e seguendo i suoi doni giungiamo alla perfezione ( I-II, 69,1).
Ci si può domandare se questa contemplazione che termina il movimento cristiano si risolva in puro atto di visione. Formalmente per S. Tomaso la beatitudine è senza dubbio la contemplazione o visione di Dio, ma questa si definisce come culmine dell’amore che finalmente in essa si acquieta per accendersi nuovamente e goderne. Questi argomenti stimolanti e complessi,sono studiati da Andrè Hayen con speciale accuratezza di analisi e vi ritorneremo, per vedere quanto sia deformante la teoria di un S. Tommaso intellettualista puro, che in realtà, per aver posto l’apice della dignità e della costituzione umana nell’intelletto, non ha mai distaccato o isolato, ma connesso col rapporto necessario dell’amore, secondo il principio e la dialettica: col pensiero creiamo una parola più profonda e da ciò sfociamo nell’amore ( I,93,7).