Dell’antica chiesa, tranne il portale a sesto acuto, non si vede altro. Clicca per visualizzare la FotoIl vescovo Pietro, (1282) vescovo di Capaccio che volle la fondazione del monastero e della chiesa di Sant’Anna, ideò certamente un tempio adatto per i bisogni della popolazione circostante, che allora doveva essere più numerosa.
Sul nome del costruttore, sulla sua forma, sul soffitto, se a cavalletti o a volta, sul nome del pittore o dei pittori che l’affrescarono, non sappiamo nulla.
I primi grandi restauri e le prime alterazioni della vecchia chiesa avvennero nel 143, come si rileva da una bolla di Papa Eugenio IV, dove si accenna che il monastero e la chiesa, per le guerre, i terremoti ed altre calamità, avevano sofferto molto, quindi urgevano grandi restauri; il Papa concesse indulgenze a tutti quelli che davano offerte per lo scopo prefisso.
Un radicale restauro fu operato poi nel 1685; e naturalmente, essendo cambiati i tempi ed i gusti, si diede mano a trasformare l’antica chiesa di Sant’Anna, da gotica in stile barocco. I restauri,Clicca per visualizzare la Foto incominciati nel 1685, furono completati nel 1691, e per la consacrazione del bel tempio fu chiamato un illustre domenicano, fra Domenico Marchese, vescovo di Pozzuoli, autore del famoso Diario sacro domenicano, dove tanti tesori di santità sono disseminati con sapienza e gusto squisito.
La chiesa di Sant’Anna misura metri 26 di lunghezza per 8 e mezzo di larghezza e 13 di altezza. Ha una sola navata e una volta decorata. Anticamente aveva anche delle cappelle laterali, e alcuni affreschi ne sono la prova. Il Coro delle monache all’epoca dei restauri fu collocato in fondo alla chiesa. Il campanile fu sopraelevato verso la medesima epoca.
Nel Napoletano il barocco, nonostante alcune esagerazioni, si mantenne nelle tradizionali forme classiche; domina un gusto che piace e soddisfa, un equilibrio ed un’armonia che è un vero vanto degli artisti dell’epoca. Agli architetti si aggiunsero pittori e scultori di grande fama. La chiesa del Monastero di Sant’Anna, pur non essendo un capolavoro del genere, riuscì, sotto la sapiente direzione dell’anonimo architetto, un bel tempio. Tra le mura del monastero vissero anche alcune suore della famiglia Solimena, la celebre famiglia di artisti.
Clicca per visualizzare la FotoIn Sant’Anna quella famiglia di artisti lasciò un’orma vivente della sua vivacità artistica e tre quadri sui cinque della chiesa appartengono ai Solimena, padre, figlio e nipote.
L’incoronazione di Sant’Anna
(Angelo Solimena – 1698)
Il gran quadro su l’altare maggiore è di Angelo Solimena (1630-1716). Vi è rappresentata Sant’Anna con S. Giovacchino e la Vergine Maria nella parte superiore, mentre in basso, la forte e santa figura del Pontefice Pio V è circondata da S. Domenico, S. Tommaso e Sant’Agnese di Montepulciano a destra, e da Santa Caterina da Siena, S. Rosa di Lima e S. Caterina de’ Ricci a sinistra. In fondo vi è la sigla A. S. intrecciata e l’anno 1689. Il quadro è di effetto, condotto con maestria e sicurezza, forse un po’ freddo nel colore ma vivace nei movimenti. Nelle sante il pittore ritrasse alcune monache e forse le sue figlie.
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Madonna del Rosario
(Francesco Solimena – 1728)
Di Francesco Solimena, chiamato per soprannome l’abbate Ciccio, il più illustre della famiglia, di cui sono piene di dipinti le chiese di Napoli e le gallerie italiane, e che durante la sua novantenne esistenza (1657 – 1747), dopo un periodo di imitazioni dei maestri, e specie del Cortona, ebbe uno stile proprio, tanto da essere il massimo pittore della sua epoca dopo il Giordano, abbiamo una magnifica tela rappresentante la Madonna del Rosario con S. Caterina e S. Domenico nel primo altare a destra, scendendo dall’altare maggiore. Porta la data del 1728, anno che ricorda il periodo classico di Francesco, in cui, sicuro di sé e dell’arte sua, poteva farsi uno stile e una scuola. Dipinse il quadro in omaggio alle sue nipoti monache, come si legge in fondo al quadro « F. Solimena in suarum gratiam nepotam monialium fecit et donavit a. d. 1728 ».
Adorazione dei Magi
(Orazio Solimena – 1772)
L’ adorazione dei Magi appartiene all’ultimo dei Solimena, Orazio, nipote di Francesco, nato nel 1690 e morto vecchissimo, che si firma con la sigla H. S. intrecciata e con la data del 1772 : « H. Solimena vitae solatio p. benemerenti sorori D. 1772 » Il pittore ne fece un dono alla sua sorella monaca. La tecnica di questo quadro è molto differente dai precedenti, e sia nel colorito che nel disegno si nota che è molto lontano dalla perfezione dello zio Francesco.
Miracolo del Quadro di San Domenico in Soriano
(Chiara Villani – 1660)
Il primo dipinto a sinistra scendendo dall’altare maggiore, ricorda il miracolo di S. Domenico di Soriano, così famoso nella storia dell’Ordine. Con sorpresa e gioia insieme si legge in un cartello: Sora Chiara Villani F. 1660. Probabilmente una monaca pittrice del Monastero di Sant’Anna!
Cristo e Santi domenicani
(Ignoto)
L’ultimo quadro è il più antico, e anche credo il più bello. Rappresenta Gesù risorto, circondato da otto figure di santi e sante domenicane. Falsamente è attribuito ai Solimena, poiché è di scuola napoletana cinquecentesca. Non si può fare nessuna attribuzione, ma certo è di grande valore.